Criptomoneta: le contromisure per restare anonimi

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Criptomoneta: le contromisure per restare anonimi. Chi usa i bitcoin non è affatto garantito.

Le modalità per rivelare l’identità di chi produce, accumula e spende la valuta informatica sono infatti molteplici, ma altrettanto numerose sono le contromosse

L’anonimato di chi usa i bitcoin, la criptomoneta introdotta nel 2009, non è affatto garantito. Le modalità per rivelare l’identità di chi produce, accumula e spende la valuta informatica sono infatti molteplici, ma altrettanto numerose risultano le contromisure adottabili.

QingChun ShenTu e JianPing Yu, dei laboratori Atr Defense Science & Technology dell’Università cinese di Shenzhen, hanno da pochi giorni diffuso uno studio nel quale fanno il punto sulla segretezza sulla quale possono contare gli utilizzatori dei bitcoin.

Questa particolare forma di valuta presenta una serie di caratteristiche uniche. La prima è quella di non essere legata ad alcuna zecca ufficiale, ma piuttosto a una rete di pari che la produce mettendo a disposizione la potenza computazione dei loro computer. Un’altra delle caratteristiche fondamentali di questa valuta è la memoria, condivisa fra tutti gli utilizzatori, delle transazioni realizzate da ciascun singolo bitcoin. In altre parole, vi sono dei registri nei quali per ciascuna moneta sono segnati tutti i possessori e gli scambi a cui questa è stata soggetta.

Il registro connette ogni moneta ai suoi utenti attraverso il collegamento tra chiave crittografica pubblica e privata, quest’ultima posseduta dal detentore fisico della moneta. E’ proprio qui che si inserisce la questione dell’anonimato: riuscire infatti a collegare le chiavi crittografiche al nome fisico degli utilizzatori, o semplicemente al loro indirizzo ip, vorrebbe dire sollevare il velo sulla garanzia d’anonimato di questa stessa moneta.

Il problema è rilevante, e riguarda non solamente l’utilizzo illegale della moneta, ma anche il suo risvolto legale. La criptomoneta oggi è infatti un fenomeno economico importante, al punto tale che nel momento del suo massimo splendore – nel 2013 – il suo controvalore totale era attorno ai 12 miliardi di dollari.

L’interesse per il sistema Bitcoin è tuttora elevato, anche se alcuni furti hanno contribuito a rallentarne la diffusione. Tuttavia, l’idea di realizzare una moneta basata su codici crittografici è talmente feconda che a oggi sono state concepite, secondo il sito Map of Coins, oltre 670 diversi tipi di criptovalute.

Tale fecondità dimostra la vitalità dell’idea, ma è proprio per questo che diventa importante approfondire ogni aspetto di questa particolare moneta, anonimato compreso. Come spiegano infatti QingChun e JianPing, ad oggi “la ricerca sull’anonimato dei bitcoin è sempre stata qualitativa”. C’è invece “un estremo bisogno” di modelli matematici e di ricerche quantitative sull’argomento.

I metodi per svelare l’identità degli utilizzatori dei bitcoin sono di due tipi. In un caso si lavora proprio sul registro degli scambi, cercando di collegare l’elenco delle transazioni agli utilizzatori fisici; nell’altro si punta invece al protocollo del sistema e del network Bitcoin. Esempi di quest’ultima famiglia sono la creazione di falsi nodi Bitcoin sulla rete, o ancora l’utilizzo di “sniffer” che monitorano il traffico di dati. In entrambi i casi esistono però delle contromisure efficaci, come ad esempio programmi che “mescolano” le informazioni contenute nella catena di transazioni dei bitcoin. Altre contromisure si basano invece sull’utilizzo di network anonimi, come la rete Tor che garantisce l’anonimato nascondendo l’ip degli utenti e trasferendo unicamente dati criptati.

Un’ulteriore soluzione è costituita dalla tecnologia di anonimizzazione chiamata “Transaction Remote Release” che utilizza un metodo analogo a quello della rete Tor, ma che è stata pensata esplicitamente per il sistema Bitcoin. Anche questa tecnologia – fanno notare i due ricercatori – soffre però di alcuni svantaggi, come quello di dover modificare il protocollo Bitcoin e di essere potenzialmente vulnerabile ad alcuni attacchi informatici di tipo Dos (Denial of service). Altre soluzioni derivano infine dallo sviluppo di monete completamente anonime, come la criptomoneta bytecoin.

Non esiste quindi ancora oggi una soluzione certa, e rimane sempre sullo sfondo la questione, sottolineata dai due studiosi, della necessità di “sbarazzarsi di ogni rischio di perdita di soldi per gli utenti”. Un rischio reale perché si sta parlando non solamente di un’ipotesi matematica, ma di una “moneta” non garantita da alcun Governo che tuttavia ha un suo valore reale, oggi attorno ai 380 dollari.

http://nova.ilsole24ore.com/   Di Andrea Carobene

 

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1 commento

  1. Oltre ai problemi di sicurezza, il bitcoin sta attraversando una fase di forte ripensamento legata anche al suo valore. Al suo picco massimo, sulla piattaforma Mt Gox una moneta virtuale era quotata a 1.240 dollari. Oggi è precipitato verso 275 dollari, al Coindesk. Un tracollo, verificatosi nel corso del 2014, che porta alcuni osservatori a definire il 2015 come anno cruciale per la cybermoneta: se riuscirà a difendere le posizioni avrà ancora la possibilità di dire la sua, diversamente la sua sopravvivenza è ritenuta a forte rischio.

    Fonte: Repubblica (Economia e Finanza) del 06 gennaio 2015

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