Il mercato del falso in Italia, business da 7 miliardi

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Mercato del falso, business da 7 miliardi di euro.

di Maria Lucia Panucci 4/07/2013

Nell’ultimo anno sono stati sequestrati oltre 100 milioni di prodotti contraffatti. In Italia il mercato del falso è un settore in continua crescita che sta diventando un vero e proprio competitor delle grandi imprese. Un tempo erano le sigarette, poi è arrivato il momento delle Vhs e dei cd musicali.   Oggi invece siamo abituati a vedere borse e accessori di moda falsi esposti su lenzuoli stesi a terra nei centri delle grandi città o sulle spiagge delle vacanze. Di solito quando si parla di falso si pensa subito ai marchi contraffatti ma la riproduzione e commercializzazione di articoli che recano illecitamente un marchio identico a uno registrato non rappresenta l’unico reato. Molto popolare è anche la contraffazione di design, ovvero la riproduzione e messa in vendita di articoli che costituiscono copie illecite di prodotti sulla base di modelli o disegni registrati (pelletteria, arredamento, illuminazione e casalinghi). Per non parlare poi dell’abuso dell’indicazione di origine Made in Italy, con il risultato che si spacciano per nostri prodotti che non lo sono affatto. Questo fenomeno interessa soprattutto il settore alimentare ma colpisce anche quello delle calzature. In pratica si copia di tutto: abiti, portafogli, borse, motorini, automobili, prodotti alimentari, divani e telefoni, provocando a volte un danno che non è solo economico ma che interessa anche la salute. E’ il caso di medicinali e cosmetici falsi che hanno reazioni imprevedibili sulla pelle e l’organismo umano. Purtroppo però non c’è da stupirsi perché la gamma dei beni contraffatti negli ultimi anni si è estesa al punto tale che non esiste più nulla che non possa essere imitato e messo in vendita. Il mercato del falso fattura in Italia ben 6,9 miliardi di euro. Una cifra enorme che per di più è da considerarsi approssimativa perché si tratta di un mercato sommerso che sfugge quindi a statistiche ed indagini precise. Ad affermarlo è una ricerca realizzata dal Censis per il Ministero dello Sviluppo Economico. Se i prodotti falsi fossero venduti sul mercato legale, la produzione salirebbe di 13,7 miliardi. E non è tutto perché chi produce e vende beni contrffatti non paga le tasse e così allo Stato vengono sottratti indirettamente 4,6 miliardi di euro tra imposte dirette e indirette. «In un periodo di crisi dove si ragiona di uno o due decimi di punto di crescita, la contraffazione sottrae al Paese 5,5 miliardi di valore aggiunto, lo 0,35% circa del Pil», ha detto il direttore generale del Censis, Giuseppe Roma. Insomma quello del falso è un settore veramente dannoso che toglie soldi alle imprese, allo Stato e che sottrae anche posti di lavoro, 110 mila per essere esatti. I più imitati sono i beni del settore abbigliamento e accessori con un giro d’affari di 2,5 miliardi, seguiti da cd, dvd e software che contano 1,8 miliardi. Ma a preoccupare molto è anche la contraffazione alimentare che vale in Italia 1,1 miliardi di euro. Si vende nei negozi, sulle bancarelle ma anche tramite internet dove il controllo è particolarmente difficile. L’allarme non riguarda solo la capacità di copiare praticamente ogni tipologia di prodotto ma anche la crescita esponenziale della domanda da parte dei consumatori che spesso comprano questo generi di beni per risparmiare e soprattutto per soddisfare un bisogno narcisistico, la ricerca di uno status altrimenti irragiungibile. Non è un caso che il falso si nutra soprattutto di borse e accessori da donna, fetta importante di quegli acquirenti incuranti del fatto che comprare prodotti contraffatti significhi compiere un reato. L’affare è troppo gustoso per rinunciare, anche se dietro c’è lo sfruttamento di esseri umani e un danno ingente all’economia legale.

 

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