Italia e Svizzera sì allo scambio di liste

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Italia e Svizzera sì allo scambio di liste

Mentre l’agenzia delle Entrate si appresta a inviare le prime richieste “di gruppo” negli ex paradisi di confine (Svizzera e Montecarlo), la diplomazia affila le armi per la caccia ai contribuenti in fuga costante.
L’ultimo capitolo rivolto ai «recalcitranti» (testuale) lo hanno scritto le amministrazioni fiscali tra Roma e Berna, da una parte il Dipartimento delle Finanze del Mef, dall’altra l’Amministrazione federale delle contribuzioni.

L’accordo, già in vigore di fatto dallo scorso 2 marzo, riguarda le modalità dello scambio di informazioni «di gruppo», quel delicato territorio di mezzo tra la domanda individuale – contro un obiettivo ben individuato dall’Agenzia – e lo scambio automatico di informazioni che riguarderà tutti gli italiani con conti e disponibilità oltralpe (e che vedrà il primo flusso di info debuttare solo dal prossimo mese di settembre).

Territorio delicato, quello delle domande raggruppate, perché molto vicino alla fishing expedition, la “pesca a strascico” vietata dalle norme internazionali. Da qui la necessità di definire regole condivise per permettere all’Agenzia di inviare a Berna liste “blindate” a cui ottenere risposte circostanziate.

L’obiettivo dichiarato del nuovo accordo, scritto in inglese e che è una propaggine del Protocollo di Milano del 23 febbraio 2015 (legge sulla voluntary disclosure), sono i recalcitrant account holders, cioè i titolari di conto mai adeguatisi ai diktat ricevuti dagli istituti finanziari svizzeri.

Banche, assicurazioni fiduciarie ecc. avevano inviato ai clienti, a partire dall’inverno del 2014, un form per continuare l’operatività: il titolare-contribuente italiano avrebbe dovuto già da allora sottoscrivere una dichiarazione di piena conformità fiscale o, in alternativa, comunicare l’adesione alla voluntary disclosure. Non tutti però si sono adeguati, ricevendo spesso il benservito della stessa banca, e tra poco si troveranno anche nel mirino della “richiesta di gruppo”.

La collaborazione della Svizzera – a dispetto di clichè ormai datati – è fuori discussione, come dimostra il contenzioso dello scorso anno sui dati richiesti dal fisco olandese circa i suoi contribuenti “nascosti” nei file della Ubs. Al termine di un lungo contenzioso giudiziario, arrivato fino al massimo grado della Tribunale federale, la Confederazione aveva dato il via libera alla domanda di gruppo, ordinando in sostanza la consegna dei dati all’amministrazione olandese e sancendo definitivamente la fine del segreto bancario (solo) di fronte al fisco. L’accordo con l’Italia, in definitiva, serve a tracciare un quadro giuridico certo che affianca e corrobora quello della giurisprudenza.

La richiesta di gruppo in partenza per la Svizzera relativa ai “non conformi” fiscali fa il paio con l’altra iniziativa delle Entrate sugli espatriati degli ultimi sette anni. Nelle norme sulla nuova voluntary disclosure, partita lo scorso 22 ottobre e aperta fino al prossimo 31 luglio, c’è l’obbligo per tutti i Comuni di comunicare gli elenchi degli iscritti all’Anagrafe residenti all’estero per individuare i trasferimenti sospetti. Da questo versante, che riguarda migliaia di potenziali contribuenti in fuga, partirà la seconda tranche delle richieste di gruppo verso paradisi ed ex paradisi fiscali.

E a proposito di residenze più o meno fittizie, sempre ieri è stato ufficializzato l’accordo italo-elvetico per i controlli sui treni internazionali della tratta Varese-Mendrisio. L’intesa, firmata alla presenza dell’ambasciatore svizzero in Italia, Giancarlo Kessler e del consigliere per le politiche fiscali del Mef, Vieri Ceriani, consentirà ai funzionari delle Entrate di fare accertamenti sui convogli in viaggio e di disporre di un ufficio a Mendrisio, nel basso Canton Ticino, per le verbalizzazioni (e ovviamente poteri uguali per le Guardie di confine svizzere in territorio italiano fino a Varese).

Il pressing del ministero e delle Agenzie lungo i confini, anche metaforici, è del tutto evidente. La nuova voluntary disclosure, partita davvero in sordina, rischia di non ripetere nemmeno in lontananza il successo della prima (4,3 miliardi di gettito), anche perché i candidati al rientro e le piazze finanziarie dove sono basati non danno alcun segno di interesse.

Lo scambio automatico, vero spauracchio ma evidentemente non ancora ben percepito nella sua portata, partirà solo a settembre, a Vd2 già chiusa. La nuova offensiva diplomatica e mediatica del governo e dell’amministrazione sembra davvero l’ennesimo “ultimo avviso” per i recalcitranti, appunto.

Fonte: Il Sole24Ore – Alessandro Galimberti

Studio Giuliano e Di Gravio

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