Money transfer, fenomeno italiano e non solo.

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di Maria Lucia Panucci 10/06/2013

Gli immigrati a livello globale continuano a crescere, rappresentando oggi il 3,2% della popolazione globale, ovvero circa 216 milioni, secondo gli ultimi dati ufficiali della Banca mondiale. Le rimesse sono quindi un mercato che resiste alla congiuntura economica attuale, in quanto prima risorsa di sostegno del reddito familiare nei paesi d’origine dove sono necessari investimenti per la salute, per l’educazione primaria e per le piccole attività economiche. Al giorno d’oggi meno del 30% del denaro arriva in Africa o in Est Europa “in valigia”. Il 52% degli immigrati sceglie infatti di inviare soldi in patria con i money transfer mentre solo il 20% si rivolge agli sportelli bancari. Ultimamente i money transfer si stanno muovendo verso banche e poste per firmare accordi, come per esempio Wester Union con Intesa San Paolo o MoneyGram con Poste Italiane ma a loro volta anche le banche studiano offerte speciali e stringono accordi con quelle estere per rendere i servizi più veloci e convenienti. L’istituto di credito Cariparma per esempio ha stipulato accordi con Crédit du Maroc (che fa parte del gruppo Crédit Agricole) e con istituti in Senegal, Cina, India, Albania e Sri Lanka.
Ma che cosa sono praticamente i Money transfer? Letteralmente il termine significa trasferimento di soldi. Si tratta di un circuito che permette di inviare in pochi minuti piccole somme di denaro (anche poche centinaia di euro) in qualsiasi parte del mondo. Il servizio è offerto principalmente da due note multinazionali, il MoneyGram e la Western Union che, presente in oltre 200 nazioni, è leader mondiale nel settore. Queste controllano una fitta rete di agenti e subagenti, denominati “locations”, dove avvengono le operazioni di trasferimento come Phone-Centre, supermercati, cartolerie e tabaccherie. Non è necessario essere titolari di un conto bancario o postale, né possedere una carta di credito. E’ sufficiente presentare un documento d’identità e chi effettua l’invio deve solo precisare il nome e la nazione del destinatario. In Europa il money transfer da e verso l’estero ha raggiunto quasi la soglia dei 40 miliardi di euro nel 2011, il 2% in più del 2010. Le rimesse generate dai lavoratori extra-europei (28 miliardi di euro) rappresentano tre quarti del totale ed hanno registrato un incremento del 3% nel 2011. I flussi interni all’Europa, invece, sono rimasti stabili a 10,7 miliardi di euro. L’Italia copre una fetta importante di questo mercato. Secondo solo alla Francia, lo stivale rappresenta il 19% del fenomeno spendendo verso i paesi d’origine 7,4 miliardi di euro contro i 9,7 francesi. Le principali destinazioni del denaro che parte dalle casse domestiche sono Romania, Ucraina ma anche Africa e America Latina. Se invece ci si allontana dal contesto italiano India e Cina sono in testa ed hanno ricevuto, solo nel 2012, dai 70 ai 60 miliardi di dollari, seguiti poi da Filippine, Messico e Nigeria con cifre però più basse (20 miliardi circa di dollari nel 2012). In base alla normativa italiana non si possono mandare più di 1.000 euro a settimana, anche se in media vengono spediti 300-350 euro alla volta. Su ogni invio ciascun paese prevede comunque delle commissioni differenti, contenute in un range di un minimo dell’1,5% ad un massimo del 4% circa.

Anche se svolge un servizio molto utile per gli stranieri, quello del Money transfer è un canale che può essere utilizzato per “ripulire” i soldi di contraffazione ed evasione fiscale. Un money transfer su due è ritenuto infatti “fuorilegge”. E’ quanto emerge analizzando i dati della Guardia di Finanza, in tema di antiriciclaggio. Lo scorso anno i controlli sono stati 296. Ben 155 le violazioni e 114 le persone coinvolte o indagate. Esercizio abusivo dell’attività finanziaria e violazione della normativa antiriciclaggio (violazione del limite di denaro da inviare) i reati più diffusi. E i trucchi nel settore sono sempre più raffinati: semplice sfuggire ai controlli con Internet ma anche i classici documenti falsi non passano mai di moda. «In più operazioni -spiega il colonnello Antonio Graziano, capo ufficio operazioni del Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di Finanza di Roma- abbiamo trovato documenti falsi o di persone morte da anni. La tecnica del frazionamento, più invii di denaro sotto il limite consentito con la complicità di prestanomi o amici compiacenti, resta un evergreen, come dimostrano le sempre più numerose indagini». «Limitare l’uso del contante a mille euro  -continua  il colonnello – può aiutare a eliminare tanti possibili illeciti ma occorre puntare a un cambio di rotta. Bisogna incentivare la cultura della legalità perchè le norme si possono sempre eludere, per cui la collaborazione e il rispetto delle regole da parte degli intermediari finanziari è necessario». Insomma quello del money transfer è un settore che va visto da più angolazioni. La diffusione poi della telefonia mobile nei paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa, ha portato alla nascita di un altro importante fenomeno, il Mobile Money Transfer, ovvero il trasferimento di denaro fra persone attraverso il cellulare. Un esempio? C’è Obopay, un servizio attivo negli Stati Uniti dal 2006 ed in India dal 2008 che consente il trasferimento di denaro tramite Sms e Mobile Internet. M-Pesa, invece, è il servizio partito in Kenya nel 2007. Sullo stessa scia si può citare MTN, un operatore cellulare la cui penetrazione è molto elevata nei paesi dell’Africa e del Medio Oriente, che ha aperto un vero e proprio servizio bancario, chiamato MTN Banking, al cui interno è possibile impiegare un normale conto corrente bancario, da gestirsi per il tramite di un cellulare, chiamato MTN MobileMoney. Secondo uno studio di Berg Insight, società di analisi dei mercati delle telecomunicazioni, queste nuove dinamiche di mercato potranno potenzialmente essere usate da 913 milioni di persone entro il 2014, contro i 20 milioni di oggi. Per questo anche l’associazione Gobal System of Mobile Communications (GSM), che rappresenta gli interessi dell’industria della comunicazione mobile in oltre 200 paesi, ha essa stessa lanciato servizi di mobile phone banking in Asia, Africa e Sud America. A questo punto sorge una domanda spontanea: l’uso del cellulre quale mezzo di gestione della moneta elettronica deve considerarsi una minaccia per i servizi tradizionali di Money Trasfer gestiti da Wester Union o Moneygram? Forse si, soprattutto se si pensa che il digitale rappresenta il nostro futuro: tutto avverrà telematicamente e le ricette mediche cartacee, i contanti o le pagelle che i nostri figli ci portano a casa, solo per fare qualche esempio, non saranno che un lontano ricordo.

 

 

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