Il fisco ora bussa in paradiso
L’amministrazione finanziaria è pronta a inviare le richieste di scambio automatico di informazioni alle amministrazioni degli altri paesi, come Svizzera e Lussemburgo, che sono stati in passato un rifugio sicuro e anonimo dei capitali italiani. Le richieste sono strutturate rispettando il requisito della «verosimile pertinenza» che esige la sussistenza di una ragionevole possibilità che le informazioni richieste siano rilevanti per le attività di controllo fiscale dell’Amministrazione richiedente e che esclude la possibilità che possano essere respinte come «fishing expeditions». Si profilano quindi tempi sempre più duri per i contribuenti, e sono ancora molti, che non hanno aderito alla voluntay disclosure e non sono intenzionati ad aderire nemmeno alla voluntary-bis prevista dal decreto legge 193 del 2016. Il direttore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, intervenuta al videoforum di ItaliaOggi, ci tiene a mettere in luce che le condizioni attuali di chi detiene capitali all’estero non dichiarati non sono quelle di uno o due anni fa. Perché nel frattempo molte cose sono successe, soprattutto nei rapporti tra amministrazioni finanziarie e nella loro capacità e disponibilità allo scambio di informazioni utili per la lotta all’evasione.
Domanda. La voluntary disclosure-bis sembra entrata in un cono d’ombra mediatico, quali sono le vostre previsioni di gettito?
Risposta. Difficile fare previsioni. La procedura di collaborazione volontaria è stata riaperta da pochi mesi e i contribuenti potranno scegliere se aderire fino al 31 luglio 2017. In ogni caso la precedente edizione della voluntary ha avuto un grande riscontro superando le previsioni di incasso attraverso una certosina attività di accertamento one to one su ogni singola pratica.
Di Marino Longoni
L’articolo completo su ItaliaOggi del 27 gennaio 2016