Firpo (Mise): “Le norme e i nuovi fondi che avremo per le startup nel 2015”
L’ANTICIPAZIONE DI AGENDADIGITALE.EU
Estendere il periodo di applicabilità delle policy per le startup innovative e alleggerire altri oneri. Nuove risorse e fondi, tra cui 220 milioni di euro di Smart&Start 2.0 per finanziamenti a tasso zero. Pianificare bandi di supporto alle startup, chiedendo alle Regioni un approccio coerente. Ecco la strategia governativa per il prossimo anno
Grazie anche all’azione condotta dal Ministero dello sviluppo economico a partire dal Decreto Crescita 2.0 (scheda di sintesi), negli ultimi due anni l’ecosistema italiano delle startup ha acquisito maggiore maturità e consapevolezza di sé, ha incominciato ad organizzarsi, addensandosi e facendo sistema e si è dotato di molti degli strumenti che servono a competere a livello internazionale.
ItaliaRestartsUp, l’evento che il 9 dicembre ha portato a Milano 57 investitori da 23 Paesi per incontrare 60 tra le più promettenti startup italiane, per un totale di oltre 400 incontri di business svolti in un pomeriggio, ha messo in evidenza che l’Italia delle startup sta entrando nei radar degli operatori internazionali ed è pronta a compiere un salto di qualità.
Se saprà farlo in modo organizzato e coraggioso, potrà essere vero protagonista di un pezzo della crescita del nostro Paese: si arricchirà di startup ancor più attrezzate e competitive, vedrà moltiplicarsi i casi di successo nazionali, vedrà una maggiore collaborazione e interconnessione fra startup e imprese tradizionali, potrà contare su una maggiore dotazione di risorse finanziarie, registrerà più campagne di equity crowdfunding.
Proviamo a coagulare lungo due filoni alcuni degli indicatori sui quali sono puntati i fari degli operatori del settore e ad evidenziare, per ciascuno, quali possono essere i fattori capaci di imprimere un’accelerazione.
Indicatore #1: numero e qualità delle startup, moltiplicazione dei casi di successo
Il numero assoluto di startup è un indicatore non sufficiente ma comunque molto importante per valutare lo stato di salute dell’ecosistema, perché più startup significa maggiore concorrenza e professionalizzazione, maggiore capacità di leggere i bisogni del e di presentarsi sul mercato, quindi migliore qualità dei prodotti e dei servizi offerti.
Cosa serve fare: dare maggiore diffusione agli strumenti normativi messi in atto negli ultimi due anni, anche attraverso i media tradizionali, in modo da coinvolgere un pubblico maggiore. Privato e pubblico devono collaborare più di quanto fatto finora in questo imponente sforzo comunicativo. Solo così si giungerà ad una più potente narrazione dei casi di successo nazionali, che non mancano, vedi EOS, Facile.it, Gopago o Silicon Biosystems, solo per citarne alcuni.
Attualmente il registro delle startup innovativeconta più di 3.000 iscrizioni, di cui quasi la metà si sono iscritte nel 2014. Lo consideriamo un dato di flusso, sappiamo bene che lo stock di startup nel nostro Paese è ben più ampio. Sotto questo profilo è stata raggiunta una massa critica significativa. Strumenti di finanza agevolata come il nuovo bando nazionale Smart&Start, 220 milioni dedicati a imprese che si connotano come startup innovative, provocheranno un innalzamento di questi numeri. Occorre però che anche i nuovi strumenti regionali di supporto alle nuove imprese innovative finanziati attraverso le risorse messe a disposizione dall’Europa con la programmazione 2014-2020 vengano modellati in modo coerente con la normativa nazionale.
Cosa serve fare: nella pianificazione dei bandi di supporto alle nuove imprese innovative, le Regioni devono adottare un approccio coerente con la normativa nazionale sulle startup innovative.
Un contributo importante, infine, potrebbe giungere da nuovi interventi normativi volti a potenziare la già corposa offerta di misure a disposizione delle startup innovative. Alcuni provvedimenti riguardanti l’estensione del periodo di applicabilità della policy sulle startup innovative, l’alleggerimento di alcuni oneri burocratici e fiscali e, in particolare, sul costo del lavoro in startup, l’estensione della procedura semplificata introdotta attraverso il programma Italia Startup Visa alle conversioni dei permessi di soggiorno per studio in permessi per lavoro autonomo startup, sono già in fase avanzata di elaborazione e, se il contesto politico dei primi mesi del 2015 lo concederà, potrebbero essere messi in atto con tempi rapidi.
Indicatore #2: risorse finanziarie a disposizione delle startup. Rafforzamento del mercato dell’investimento in capitale di rischio, dell’equity crowdfunding e maggiore facilità nell’accesso al credito
La modalità di finanziamento tipica delle startup è l’investimento in capitale di rischio da parte di un operatore specializzato. Ma, in quanto imprese, le startup hanno anche l’esigenza di accedere al credito.
Mentre sul secondo fronte si registrano numeri molto incoraggianti, sul primo nei mesi a venire si giocherà una partita decisiva. Poiché la ricchezza e l’articolazione del mercato degli investimenti in capitale di rischio è una componente essenziale per il successo di un ecosistema nazionale dell’innovazione, occorre avere ben chiare le possibili soluzioni.
Cosa serve fare: occorre innanzitutto intensificare la comunicazione sugli importanti incentivi fiscali agli investimenti in startup introdotti un anno fa (detrazioni fino al 27%). In particolare, occorre incoraggiare un numero ben più consistente di imprese mature a riconoscere nelle startup dei veicoli di innovazione strategici per rinnovare i propri processi ed output produttivi. Occorre che le imprese tradizionali e le startup comprendano che una maggiore collaborazione può essere mutualmente proficua: le prime possono rinnovarsi attraverso le seconde, le seconde possono trovare un consistente mercato di sbocco nelle prime.
Chiaramente sarebbe fuorviante ricondurre l’attuale sottodimensionamento del mercato italiano del venture capital a un mero problema comunicativo. Il Governo può, e intende intervenire creando nuovi strumenti o rafforzando quelli esistenti. Il rafforzamento del Fondo dei Fondi di venture capital promosso dal Fondo Italiano di Investimento è li a dimostrarlo. Ciononostante è necessario un maggiore attivismo privato.
Cosa serve fare: presto sul panorama degli strumenti finanziari a disposizione delle startup dovrebbero profilarsi tre novità.
La prima è il già citato programma Smart&Start 2.0, 220 milioni per finanziamenti a tasso zero con tempi di restituzione di 7 anni sul 70% di piani d’investimento compresi tra 100 mila e un milione e mezzo di euro effettuati da startup innovative localizzate in qualsiasi regione italiana. Si tratta di uno strumento già pronto a partire, data di avvio 16 febbraio, ore 12.00.
Gli altri due fattori di novità dovrebbero riguardare l’equity crowdfunding e il co-investimento pubblico in capitale di rischio.
Sul primo fronte è già in cantiere una modifica normativa tesa a permettere agli investitori specializzati di raccogliere capitale mediante piattaforme di equity crowdfunding, dando modo di investire indirettamente in un portafoglio di startup e diversificare il rischio. Altre novità potrebbero scaturire da un conforto strutturato che coinvolga Ministero dello Sviluppo Economico, Consob e gli operatori dell’equity crowdfunding per facilitare ulteriormente l’utilizzo di questo strumento. Se le undici piattaforme autorizzate sapranno finalmente coordinarsi e formulare proposte coerenti e condivise al fine di semplificare e potenziare l’attuale regolamento sull’equity crowdfunding – che, va ricordato, è il primo al mondo nella sua specie – i soggetti istituzionali, in particolare la Consob, avranno a disposizione elementi solidi per migliorare la disciplina regolamentare. Nel mondo del crowdfunding si annida una ricca varietà di competenze e di professionalità, e degli interventi mirati sull’attuale quadro normativo permetterebbero alle piattaforme di moltiplicare le campagne di raccolta e ampliare questo mercato.
Quanto al secondo fronte, il potenziamento del Fondo Italiano d’Investimento e la creazione di un secondo fondo pubblico deputato a co-investire in startup innovative sommando delle risorse pubbliche a quelle messe a disposizione da attori farebbe registrare un punto di svolta nel mercato del venture capital.
Un importante apporto di risorse alle startup è giunto negli ultimi mesi dal mondo creditizio. Al 30 novembre 125 milioni di euro erano stati prestati nell’ultimo anno a circa 300 startup innovative (finanziamento medio di 400 mila euro), grazie all’intervento del Fondo di Garanzia per le PMI. Com’è noto, nel caso delle startup innovative la garanzia prestata dal Fondo sull’80% del finanziamento è gratuita e viene concessa con modalità semplificate, senza cioè che vengano compiute ulteriori valutazioni di merito creditizio. In molti, però, ancora non conoscono le modalità di funzionamento di questo importante strumento.
Cosa serve fare: occorre che gli istituti di credito acquisiscano maggiore consapevolezza sullo strumento e contribuiscano a darne diffusione attraverso un’attività di comunicazione più intensa e strutturata.
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Concludendo, crediamo che l’ecosistema delle startup si trovi alla vigilia di una fase di svolta.
Affinché il salto di qualità abbia luogo occorre il contributo di una vasta schiera di attori, pubblici ma anche, e soprattutto, in modo più continuo e convinto rispetto a quanto fatto finora, privati: i media sono chiamati a dare più spazio a questo fenomeno, abbandonando la logica, imperante in questo momento storico, per cui l’attività di impresa si possa condurre solo nonostante, e non anche coerentemente con il lavoro del Governo; i player privati – startup, incubatori, spazi di coworking, associazioni imprenditoriali di categoria – sono chiamati ad unirsi al Governo in uno sforzo comunicativo teso ad incrementare la divulgazione della normativa nazionale e dei risultati raggiunti – in questo senso, il Global Entrepreneurship Congress che si terrà a Milano tra il 16 e il 19 marzo, a 45 giorni dall’avvio di Expo, rappresenterà un importante banco di prova; le imprese mature sono chiamate a riconoscere nelle startup degli alleati, e non una categoria concorrente (una misura contenuta nella legge di stabilità, vale a dire il credito d’imposta del 50% sulla R&S compiuta mediante open innovation, potrebbe favorire questo percorso di collaborazione); le Regioni sono chiamate ad uno sforzo normativo coerente con la strategia nazionale; il mondo creditizio è chiamato a intensificare il ricorso all’intervento del Fondo di Garanzia.
Alla segreteria tecnica del Ministro dello sviluppo economico, l’ufficio che negli ultimi due anni è stato propulsore della strategia nazionale sulle startup, la volontà di sostenere questo fenomeno è intatta.
22 Dicembre 2014