Direttiva Madre-figlia: nuova clausola obbligatoria anti-abuso

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Direttiva Madre-figlia: nuova clausola obbligatoria anti-abuso

Dopo l’accordo politico raggiunto lo scorso 9 dicembre, l’Ecofin ha approvato l’introduzione di una clausola generale obbligatoria anti-abuso nella direttiva madre-figlia. L’obiettivo è quello di permettere agli Stati membri di contrastare in modo più efficace la pianificazione fiscale aggressiva da parte di gruppi o società. Gli Stati membri hanno ora tempo fino al 31 dicembre 2015 per introdurre tale disposizione nelle legislazioni nazionali, tenendo conto del fatto che la formulazione è da intendersi come un “de minimis” che può essere applicata in misura più severa entro i confini nazionali. E’ quanto prevede la direttiva n. 2015/121/UE del 27 gennaio 2015.

Dopo l’accordo politico raggiunto il 9 dicembre ed un precedente emendamento formulato nello scorso mese di luglio (per la parte la parte relativa agli Hybrid Mismatch Arrengements) successivi alla proposta di revisione del novembre 2013 da parte della Commissione europea, è stata approvata formalmente dal Consiglio Ecofin l’introduzione di una clausola vincolante anti-abuso quale regola de minimis nella direttiva n. 90/435/CEE, nota come direttiva madre-figlia, poi confluita nella direttiva n. 2011/96/Ue.
La direttiva disciplina la tassazione degli utili distribuiti nei casi in cui, all’interno di un gruppo societario, società madre e società figlia, cioè società avvinte da legami partecipativi, appartengano a differenti Stati membri dell’Unione Europea.
La finalità “nobile” della disciplina è quella di favorire, in coerenza con i principi comunitari, e di garantire la libera circolazione dei capitali all’interno del mercato comune e di evitare la creazione di “barriere” alla formazione di gruppi societari transfrontalieri, introducendo disposizioni fiscali improntate alla massima neutralità fiscale.
In particolare si intende eliminare la possibilità di doppia imposizione degli utili distribuiti in forma di dividendi dalle società figlie, stabilite in uno Stato membro, alle corrispondenti società madri, stabilite in un altro Stato membro, dovuta al simultaneo intervento di regimi tributari di due Stati differenti.
La clausola introdotta dall’Ecofin persegue l’obiettivo di prevenire l’abuso della direttiva madre-figlia che, secondo le evidenze della Commissione europea, si è concretizzato nel raggiungimento di situazioni di “doppia non imposizione”, assicurandone invece una maggiore coerenza nella sua applicazione negli ordinamenti nazionali.
In base all’accordo raggiunto il 9 dicembre ed ora tradotto in testo normativo gli Stati membri non dovranno concedere i benefici della direttiva agli accordi, o ad una serie di intese, posti in essere con lo scopo principale diottenere vantaggi fiscali contrari allo scopo della direttiva e che non sono genuini in quanto non riflettono una valida realtà economica, non siano cioè autentici.
La finalità è quella di contrastare evasione ed elusione nonché la pianificazione fiscale aggressiva da parte delle società, fenomeni che “costano” all’Unione europea, secondo le stime comunitarie, ben 1.000 miliardi di euro di potenziale gettito fiscale, vale a dire un onere annuo di circa 2.000 euro per ogni cittadino del Vecchio Continente.
Gli Stati membri hanno ora tempo fino al 31 dicembre 2015 per introdurre la disposizione approvata nelle legislazioni interne con facoltà di ulteriore inasprimento rispetto allo schema delineato in sede comunitaria.
Il Commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha sottolineato come la adozione della clausola antiabuso costituisce un passo fondamentale per la costruzione di una cornice legislativa che assicuri un “livellamento del campo da gioco” per l’imprenditoria onesta nel mercato europeo. Ha poi anticipato che la Commissione sta lavorando per estendere lo scambio automatico delle informazioni fiscali con la presentazione di una proposta legislativa in materia nella prossima primavera.
L’Ecofin poi, con l’obiettivo di approntare strumenti per il contrasto al terrorismo e al trasferimento dei fondi, ha approvato la adozione di una direttiva anticiriciclaggio. Una prima discussione si terrà nel prossimo vertice UE del 12 febbraio. Come ha osservato il nostro ministro dell’economia Pier Carlo Padoan la direttiva, “è un passo avanti contro il riciclaggio ed è il risultato di un lavoro avviato dalla presidenza italiana”.
FONTE: IPSOA

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