Ecologia oggi.

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Si terrà a Roma il 29 novembre pv (ore 9,30,via Salaria 115)  il Congresso organizzato da Medici per l’Ambiente incentrato sui temi della Ecologia. Le pagine che seguono sintetizzano alcuni concetti che verranno dibattuti.

Ecologia oggi.

Roberto Ronchetti

Professore Emerito di Pediatria-Università La Sapienza di Roma
Presidente Sezione Lazio dei Medici per l’Ambiente

Non si può parlare di ecologia al momento attuale senza riconoscere in primo luogo che su tutti i temi che ci hanno interessato negli anni scorsi la situazione è in totale grave deterioramento. Ne consegue che occorre riconoscere un fallimento o comunque la inadeguatezza dei metodi fin qui seguiti dalle organizzazioni ecologiche per ottenere risultati tangibili. Per rispondere alla banale, ma allo stesso tempo drammatica, domanda sul “che fare “ non si può che partire da un tentativo di analisi della situazione globale.

Una possibile interpretazione delle radici profonde della “CRISI” che stravolge il pianeta è che la situazione è stata in larga misura determinata da una produzione di merci in quantità progressivamente eccessiva rispetto ai bisogni ed alle disponibilità economiche della popolazione mondiale : chi può acquistare è saturo di prodotti e chi avrebbe bisogno di merci è povero. Si può banalmente ammettere che c’è un eccesso di produzione di auto, di telefonini, di elettrodomestici , di cibo, che c’è uno spreco di energia e la difesa ad oltranza dell’uso del petrolio e delle altre fonti fossili di energia Questa situazione di iperproduzione e di sprechi è il risultato della competizione sfrenata fra i produttori di merci i quali per vincere la concorrenza tendono a vendere ai prezzi più bassi possibili con la conseguenza che o si riduce la qualità dei prodotti o si sacrifica la sicurezza e la retribuzione dei lavoratori, trascurando ovviamente le spese per ridurre le conseguenze delle attività produttive sulla salute e sull’ambiente. Un’altra via seguita dai grandi produttori internazionali è quello di costruire merci altamente sofisticate e costose, largamente inutili, ma imposte tuttavia da imbonimento degli acquirenti attraverso la pubblicità, modelli imposti, stili di vita,… , o attraverso la corruzione degli enti decisori. E’ evidente che questa competizione su questioni che concernono enormi interessi economici, genera vere e proprie guerre commerciali per la conquista delle risorse senza esclusione di colpi ed anche provocando guerre militari fisicamente combattute ( quanti di noi sanno quante guerre ci sono, al momento, nel pianeta, quanta ricchezza viene distrutta in queste guerre e quanti morti militari e civili vengono da esse provocate?).
L’esito di questa immane competizione mondiale non può essere la vittoria di tutti: alcuni paesi riusciranno ad aumentare il loro prodotto interno lordo e ad imporre i loro prodotti sui mercati a spese della produttività di paesi altri i quali invece non riusciranno a superare la cosiddetta CRISI attuale. Così sta accadendo che molti paesi ad economia sviluppata, com’è il caso dell’Italia, stanno diventando sempre più poveri, stanno diventando poveri. Ciò si riflette in molte componenti sociali inclusa la natalità generale della nostra popolazione. Semplificando al massimo si può dire che il problema demografico consiste nell’assioma: se un paese ha un indice di natalità di 10 e un altro paese ha un indice di natalità di 40, la popolazione del primo paese diminuisce, forse di poco e quella del secondo paese aumenta, forse di poco: ma è importante sottolineare che nel primo paese la composizione demografica verrà ad essere caratterizzata da un aumento degli anziani e dei vecchi e quella del secondo paese da un forte aumento dei giovani. Poiché in Italia si ha un indice di natalità molto basso ed un numero di anziani in forte aumento ,viene spontanea la domanda: chi pagherà in Italia le pensioni per i cittadini che oggi hanno 50 o 40 anni ?
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Se questa è la situazione attuale è difficile immaginare soluzioni facili.
Una linea di pensiero è quella che viene continuamente ribadita al momento attuale dagli economisti e dai nostri governanti: si deve “crescere” cioè occorre aumentare la competitività nei confronti di popoli che sono nostri concorrenti, si deve essere migliori di loro nella qualità e nel costo dei prodotti, ,nelle capacità di “fare impresa” e nel “manipolare” in modo da imporre i nostri prodotti ,attirare capitali, attirare il turismo, eccetera. Farebbe parte di questo come di ogni altro progetto di crescita perseguire l’eticità della gente, prevenire la corruzione, riformare l’amministrazione della giustizia, eccetera ,tutti meccanismi necessari per rendere più competitivo il paese. A me sembra evidente che data la scarsissima disponibilità di risorse economiche e la situazione sociale caratterizzata da inefficienza, burocratizzazione, corruzione, nel nostro paese difficilmente questo tipo di strategia potrà avere rapido successo e permettere così di disporre di mezzi per curare e risanare l’ambiente, investire per la educazione dei giovani, fare opera di prevenzione delle malattie, migliorare la qualità della vita, ecc., tutte cose che se non attuate, in un circolo vizioso, alla lunga e media distanza, renderanno sempre meno competitivo il nostro paese. A me sembra che questo approccio per risolvere la crisi dell’Italia e dell’ecologia sia difficilmente realizzabile e destinato all’insuccesso perche basato su ipotesi utopiche.

Anche il modello alternativo che un ecologista preoccupato del destino della società e della vita sul pianeta può proporre è connotato da forti componenti utopiche ma si basa allo stesso tempo su solide evidenze pratiche.
1) Nel nostro paese la situazione generale si sta deteriorando, connotata da disoccupazione e povertà in aumento e ciò viene percepito dalle persone come prodotto della scarsa efficienza della macchina pubblica e dell’ aumento della corruzione. Man mano che la qualità della vita decade, l’opinione pubblica alza il proprio livello di attenzione e il proprio desiderio di intervenire attivamente: allo stesso tempo si diffonde un senso di sconfortante impotenza, accompagnato però dal desiderio forte di trovare soluzioni. Questa situazione sociale è una premesse favorevole ad un cambiamento quale noi auspichiamo perché mette in evidenza la contrapposizione fra gli interessi grandi e pervasivi della Finanza e dell’Industria e le esigenze (che in realtà non sono alternative) di cura del benessere e della salute dei cittadini . Se sotto la spinta dell’opinione pubblica riusciremo ad armonizzare le esigenze di queste due entità avremo favorito lo sviluppo, la ecologia ed anche la pace sociale

2) il mezzo per raggiungere questi obiettivi deve essere . primariamente le richiesta di trasparenza, legalità e razionale applicazione delle regole e dei controlli . Ciò implica un concetto di pretesa della onestà privata e collettiva
3) occorre riconoscere che, anche se è apoditticamente vero che ciascuno è responsabile della propria persona e della propria salute e cioè che ognuno deve attuare stili di vita e una condotta che proteggano la propria persona e la propria salute, è anche vero che la società nel suo insieme deve offrire a ciascuno un ambiente salubre, efficienza di servizi , occasioni di di lavoro ecc con lo scopo di tutelare i singoli individui .Ancora una volta questi due principi non sono alternativi ma debbono essere coniugati in un ambito di etica e di solidarietà sociale.
4) occorre far si che l’industria sia condizionata a produrre “beni ” cioè oggetti che sono utili e che adempiono alla funzione di facilitare la vita di ciascun individuo. Si tende invece oggi a produrre “merci”, cioè oggetti che occupano uno spazio temporale limitato per essere poi sostituiti da oggetti identici o solo apparentemente diversi che vengono imposti alla gente attraverso mezzi pubblicitari o di convinzione occulta .
Occorre pretendere che si produca energia rinnovabile e non si faciliti l’uso di energia prodotta con risorse fossili. Gli impianti di produzione dell’energia esistenti in Italia hanno capacità di fornitura doppia rispetto alle massime richieste del mercato si devono produrre cibi con metodi biologici che salvino la qualità degli stessi e la biodiversità con la progressiva rapida abolizione di tutti i fitofarmaci usati in agricoltura

Tutto questo ha il significato di dare attuazione ai concetti insiti nel “principio di responsabilità” che richiede un agire etico per consegnare un pianeta ed una umanità futura per quanto sia possibile ottimale ai nostri posteri: è stato detto che la terra non è un dono che ci è stato fatto dai nostri avi ma un bene concessoci in affitto dai nostri nipoti

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