Ludopatia. Quando il gioco diventa una malattia

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Far risparmiare alle famiglie duemila euro all'anno e allo Stato una cifra che varia, a seconda dei calcoli, da 4 a 13/ 19 miliardi. Questo grazie alla maggiore diffusione della rete e alle nuove tecnologie. Grazie all'impegno preso dal governo il 4 ottobre scorso con il via libera dell'Agenda digitale. Sì, perché ora anche l'Italia ha la sua Agenda, come già gli altri Paesi europei, anche se non si sa ancora quando ciò che è stato scritto nero su bianco sarà veramente realizzato.
Il punto di partenza è il Decreto-Legge 18 ottobre 2012, n. 179 – “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”, il cosiddetto decreto Crescita 2.0approvato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dei Trasporti. «Il decreto Crescita 2.0– ha affermato il ministro Corrado Passera – è un insieme di iniziative che disegnano l'Italia che vorremmo. Sarà più facile dar vita ad una impresa startup, un'azienda che nasce e produce nuove iniziative tecnologiche a condizione che si tratti di progetti molto trasparenti, con un grande contenuto di innovazione. Infrastrutture e servizi digitali, nascita e sviluppo di startup innovative, strumenti fiscali per agevolare la realizzazione di grandi opere con capitali privati, attrazione degli investimenti esteri in Italia, interventi di liberalizzazione in particolare in campo assicurativo. Le nuove norme puntano, in modo ambizioso, a fare del nostro Paese un luogo dove l'innovazione rappresenti un fattore strutturale di crescita sostenibile e di rafforzamento della competitività delle imprese». Spiega Francesco Sacco, direttore del centro di ricerca EntER dell'Università Bocconi, uno dei massimi esperti di questi temi, che si tratta del:« primo piano sistematico per fare entrare davvero il digitale nelle strutture dell'amministrazione pubblica e nella vita degli italiani». In pratica con l’applicazione della nuova Agenda aumentano fortemente i servizi digitali per gli utenti. Addio vecchia carta di identità e tessera sanitaria. Al loro posto i cittadini potranno dotarsi gratuitamente di un unico documento elettronico che consentirà di accedere più facilmente a tutti i servizi online della Pubblica Amministrazione.

Ma come cambierà la nostra vita? Con il nuovo documento andremo in farmacia a chiedere le medicine senza bisogno di ricetta cartacea.Il medico infatti inoltrerà in rete, sulla nostra tessera sanitaria, le prescrizioni e il farmacista le leggerà da lì.«Ma chi ha un po' di confidenza con le tecnologie non avrà tanto bisogno del documento unico: potrà fare molte cosecon la Pubblica Amministrazione tramite e-mail e con una casella di posta certificata», sottolinea Roberto Sambuco, capo dipartimento Comunicazioni al ministero dello Sviluppo economico. Per accelerare il processo di informatizzazione della P.A. e la messa a sistema delle informazioni e dei servizi riguardanti i cittadini verrà istituita l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR), un centro unico di gestione dati che subentrerà all’Indice Nazionale delle Anagrafi (INA) e all’Anagrafe della popolazione italiana residente all’estero (AIRE). Grazie a queste nuove procedure digitali, l’Istat potrà effettuare con cadenza annuale il censimento generale della popolazione e delle abitazioni, realizzando anche l’Archivio nazionale delle strade e dei numeri civici, utilizzando il conferimento degli indirizzari e degli stradari comunali. Ma non solo. Dal 1 gennaio 2013 ogni cittadino potrà scegliere di comunicare con la Pubblica Amministrazione esclusivamente tramite un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC). Tale indirizzo costituirà il domicilio digitale del cittadino e sarà in seguito inserito nell’Anagrafe nazionale della popolazione residente in modo che possa essere utilizzabile da tutte le amministrazioni pubbliche. Sullo stesso fronte le imprese individuali, che si iscrivono al Registro delle imprese o all’Albo delle imprese artigiane, avranno l’obbligo di indicare un proprio indirizzo PEC, così da semplificare e ridurre notevolmente tempi e oneri per gli adempimenti burocratici. Tutte le procedure per l’acquisto di beni e servizi da parte della P.A. dovranno essere svolte esclusivamente per via telematica, così da garantire maggiore trasparenza e tempi più veloci. Con l'approvazione dell'articolo 9 del decreto si introduce un elemento di innovazione strutturale nella gestione del patrimonio informativo pubblico che diventa accessibile e utilizzabile dai cittadini e dalle imprese per promuovere la crescita economica, la partecipazione e la trasparenza amministrativa. Da oggi le amministrazioni italiane rendono disponibili i propri dati in formato digitale, si impegnano a condividere le informazioni che gestiscono e possono, grazie alle tecnologie digitali, coinvolgere i cittadini, la società civile e il sistema produttivo in un gestione più efficace ed efficiente della cosa pubblica. Viene inoltre integrato il piano finanziario necessario all’azzeramento del divario digitale per quanto riguarda la banda larga (150 milioni stanziati per il centro nord, che vanno ad aggiungersi alle risorse già disponibili per il Mezzogiorno per banda larga e ultralarga, per un totale di 750 milioni di euro) e si introducono significative semplificazioni per la posa della fibra ottica necessaria alla banda ultralarga. Via libera al fascicolo sanitario elettronico (FSE), che conterrà tutti i dati digitali di tipo sanitario e sociosanitario del cittadino, raccogliendone di fatto l’intera storia clinica.Qualunque ospedale italiano potrà leggerla, facendo una ricerca in un database. Così non dovremo portare in giro la cartella medica cartacea con gli esami fatti. Le ricette digitali gradualmente sostituiranno quelle cartacee.Il digitale investirà anche le scuole e le università. Mentre già oggi è possibile leggere le pagelle scolastiche online, dal prossimo anno accademico verrà introdottoanche il fascicolo elettronico dello studente, uno strumento che, raccogliendo tutti i documenti relativi al percorso di studi, consentirà la gestione informatizzata dell’intera carriera universitaria. Negli istituti italiani si va sempre più velocemente verso l’adozione di ebook, fruibili anche in versione cartacea, mentre oltre tremila scuole primarie e secondarie sono già in rete.Se molti pagamenti nei negozi avvengono già in via telematica, da gennaio 2014 saranno obbligatori per tutti gli esercenti. Una cosa è certa: la strada per l'Agenda digitale italiana è tracciata ma ancora non è chiaro quanto stabilito sarà veramente realizzato. A questo proposito Stefano Parisi, presidente di Confindustria digitale, insiste perché si proceda subito con l'organizzazione dell'Agenzia digitale e si acceleri sui decreti attuativi: «Bisogna stringere i tempi sull'iter di Crescita 2.0 e organizzazione dell'Agenzia digitale perché c'è il rischioche si possa rallentare l'intero progetto che deve chiudersi prima della fine di questa legislatura».

Acquistare sul web farebbe risparmiare mediamente il 20% e se si parla di assicurazioni e abbigliamento lo "sconto" sale addirittura al 25%. Secondo un recente studio I-Com, se la P.A. comunicasse e lavorasse solo in digitale ridurrebbe il deficit italiano di 19 miliardi. A quanto pare sembrano essere molti i benefici dati dall’attuazione del decreto Crescita 2.0. ma purtroppo, è doveroso dirlo, il “grande piano” presenta anche molti limiti. Innanzitutto a differenza di altri Paesi europei manca una pianificazione per la banda larghissima a livello nazionale. Le P.A. locali faranno resistenza ad accettare le semplificazioni e a non poter applicare la tassa comunale. Per quanto riguarda l’alfabetizzazione digitale l'editoria scolastica è ancora in fase “sperimentale” perché mancano un programma extra scolastico per ampliare la cultura del digitale e la disponibilità di attrezzature tecnologiche. Con la nascita di un documento digitale unificato è vero che potremo farci riconoscere dalle pubbliche amministrazioni non solo negli uffici ma anche nei loro siti Internet, ma le precedenti esperienze di carta d'identità elettronica sono state disastrose e ancora non è chiaro come si dovrà produrre il nuovo documento e con quali servizi annessi. Le complicazioni non finiscono qui. L’organizzazione di una vera e propria sanità digitale comporterà un iter complesso che dovrà passare anche dal vaglio delle Regioni dove finora le esperienze digitali in Sanità sono molto discontinue e gli investimenti limitati.Dobbiamo anche chiederci: gli italiani sono pronti al passaggio totale al digitale? Sembrerebbe di si anche se è molto forte il timore che sulla rete la privacy possa essere violata. Permane una certa diffidenza peri rischi legati alla tracciabilità dei percorsi, delle abitudini e delle spese. Il 54,3% degli italiani pensa che sia necessaria una maggiore tutela della privacy sul web con una normativa più severa che preveda sanzioni e rimozione dei contenuti sgraditi. Nonostante questo,  tutti continuiamo allegramente a postare in rete di tutto di più, dai luoghi delle ultime vacanze alle foto dei bambini, incuranti che qualcuno possa farne un uso illecito, come purtroppo spesso accade. L’ ultimo rapporto dell’osservatorio Censis-ABI conferma che gli abitanti del bel Paese hanno ormai superato la fase iniziale di timore e freddezza nei confronti dei prodotti elettronici che, anzi, ne caratterizzano le giornate e le abitudini. Ascoltare musica, informarsi, guardare film, tenersi in contatto con amici e parenti lontani, organizzare vacanze, leggere libri, giocare, fare acquisti. Avviene tutto con strumenti sempre più sofisticati e ‘trasportabili’, come smartphone, pc, tablet, e-book, lettori mp3, navigatore satellitare che seguono i nostri spostamenti e fanno sembrare il vecchio televisore quasi uno strumento antico. Se infatti il 96% degli italiani afferma di guardare la Tv almeno una volta a settimana, la Tv satellitare è passata dal 27,3% di utenti del 2007 al 36,8% di oggi mentre la web tv è vista abitualmente da 19 italiani su 100. Internet è utilizzato dal 62% dei cittadini e non solo per cercare località e strade o per ascoltare musica: gli utenti, che usano la rete per effettuare operazioni bancarie, sono passati dal 16,9% del 2011 al 20% di quest’anno. La diffusione degli smartphoneè del 27,7% (il 13% in più rispetto a quattro anni fa) e almeno il 37,5% dei possessori di questi apparecchi scarica applicazioni per personalizzarli. Sembra inarrestabile anche la discesa della carta stampata: dal 67% di lettori di cinque anni fa si è passati al 45,5% di oggi. Ormai è chiaro che convertirsi al digitale e al tecnologico rende la vita più facile ed “economica”. Tutto questo sempre che la burocrazia non si metta di traverso.

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